Che cavolo è?!

In un tempo lontano in un convento un gruppo di monaci vivevano di preghiera, dei proventi dell’orto e della tavola della Provvidenza. Fra Tommaso, l’elemosiniere, con la bisaccia girava, bussava, aspettava. Se non sempre riceveva non per questo disperava.

Un giorno da un contadino ricevette dei semi, sono di cavolo, sottolineò quello, quasi a voler giustificare la scadente offerta, al contrario da un altro che aveva macellato i suoi animali, un salume rosa, morbido e profumato, così profumato che il povero monaco combatté con la tentazione di fermarsi ed assaggiarlo. La fame mordeva lo stomaco, quella mattina aveva avuto solo del latte. Il contadino aveva raccomandato di metterlo in cantina per un po’ prima di mangiarlo.

Giunto al convento consegnò i semi da piantare al giardiniere ed al cuciniere quel salume. Fatto sta che la semina diede a tempo debito i frutti: venne fuori uno strano cavolo verde, con dei bitorzoli che sembravano in miniatura dei piccoli alberelli di natale, non erano i soliti cavoli bianchi. Com’era avvenuto? Buttarli o mangiarli? C’era poco da stare allegri. Alla fine decise di cucinarli, forse sarebbero piaciuti.

A cottura ultimata furono messi nei piatti, Fra Giacomo li guardò quasi con sofferenza e pensò di rendere più attraente il pasto aggiungendo quel salume che stagionava in cantina. Lo tagliuzzò in tanti cubetti grossolani li dispose nei piatti, sistemando tutto nel refettorio. Quando i confratelli entrarono per cenare, restarono interdetti fino a che uno esclamò:” che cavolo è?,” volendo dire che cosa fosse, non era proprio la cena che aspettava. Però, però si sentiva un profumo ed una mano curiosa s’allungò verso quei cubetti rosa e mangiò. Davvero gustosi, tanto da andare a ruba ed a chiederne altro.

In più Incaricarono fra Tommaso di riferire al contadino che avrebbero gradito godere ancora quella delizia divina, la mortadella il nome di quel salume aveva colpito nel segno.

Da allora è rimasta l’espressione che cavolo è, ma di quel tipo di cavolo non si è saputo più nulla, invece la mortadella continua ad essere regina delle nostre tavole.

Cecilia Pollio
È ex docente di lettere della scuola media di primo grado, ama leggere, scrivere racconti e poesie.