Sigla IGP: significato, curiosità e differenze con le altre denominazioni
Riconosce un’ampia varietà di prodotti agroalimentari, ai vini, agli alimenti della tradizione e viene indicata sulle etichette: ma cosa significa esattamente, IGP? In questo articolo rispondiamo al quesito e sveliamo i migliori consigli per riconoscere le indicazioni geografiche.
Ecco una breve guida per comprendere che cosa significa la sigla IGP e perché è meglio scegliere prodotti che la riportano in etichetta.
Prodotti IGP: cosa dice la normativa
IGP (Indicazione Geografica Protetta) è una certificazione che identifica un prodotto originario di un luogo, di una regione o di un paese alla cui origine geografica sono attribuibili una data qualità, la reputazione o un’altra caratteristica.
Attualmente, la normativa comunitaria di riferimento è rappresentata dal REGOLAMENTO UE N. 1151/2012, relativo ai regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari.
Entrambe le denominazioni DOP e IGP tutelano i prodotti attraverso un approccio territoriale, inteso come ambiente geografico comprendente sia fattori naturali (clima, caratteristiche ambientali), sia fattori umani (tecniche di produzione tramandate nel tempo, artigianalità, know-how).
Il cardine di ogni produzione tutelata è il disciplinare di produzione, al quale tutti i produttori devono rigorosamente attenersi. Il disciplinare regolamenta tutte le fasi produttive e determina i requisiti e le caratteristiche che il prodotto deve avere per poter ottenere la Denominazione e rappresenta l’essenza stessa della certificazione perché definisce le qualità garantite al consumatore che acquista il prodotto.
Prodotti IGP: come si ottiene il riconoscimento IGP?
Innanzitutto, è necessario presentare istanza al Mipaaf; la gestione della domanda deve essere presa in carico da una forma associativa che riunisca tutti i produttori della zona interessati a tutelare il prodotto. Generalmente se ne occupa un’Associazione di produttori, che una volta riconosciuta la DOP o IGP si uniranno in un Consorzio di Tutela. La domanda deve essere informativa e identificare tutte le peculiarità distintive del prodotto, la sua origine storica nel territorio e il legame con lo stesso, presentare il disciplinare di produzione e proporre l’ente di certificazione riconosciuto a cui si intendono affidare i controlli.
Alla presentazione della domanda segue una fase di istruttoria; in caso di esito positivo, la domanda è trasmessa alla Commissione dell’Unione Europea, la quale ne esamina la conformità al Regolamento 1151/2012. Se il giudizio è favorevole, la domanda di certificazione IGP viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE; dopodiché, trascorsi tre mesi senza nessuna opposizione, il prodotto ottiene finalmente il riconoscimento richiesto e l’iscrizione all’Albo comunitario apposito.
Le garanzie di qualità dei prodotti DOP e IGP sono assicurate da un doppio meccanismo di controlli lungo tutta la filiera.
Le Attività di controllo sono procedure relative alla verifica della conformità al disciplinare di produzione, lungo tutta la filiera produttiva.
Le attività di controllo sono condotte da Organismi terzi ed indipendenti, autorizzati direttamente dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf).
Le Attività di vigilanza riguardano verifiche ispettive sul prodotto finito immesso in commercio. La vigilanza sulla commercializzazione è una funzione affidata generalmente dal Mipaaf al relativo Consorzio di Tutela, che svolge anche le attività necessarie alla promozione e valorizzazione del prodotto a denominazione tutelata sul mercato.
Controlli scrupolosi e approfonditi sono necessari per guadagnare e ripagare la fiducia dei consumatori, che cercano prodotti tradizionali e tipici di qualità e hanno il diritto di conoscere la provenienza di ciò che mettono nel piatto. Il sistema europeo di controllo non solo verifica la conformità dei prodotti e delle imprese ai rispettivi disciplinari di produzione, ma allo stesso tempo monitora l’uso delle denominazioni di vendita dei beni alimentari immessi in commercio. Questo per prevenire e contrastare frodi, contraffazioni e falsificazioni.
Le certificazioni DOP e IGP sono sinonimo di prodotti enogastronomici tipici di alta qualità, marchi distintivi ufficialmente riconosciuti e rilasciati dall’UE. Entrambi i marchi, per essere ottenuti, necessitano di scrupolosi e costanti controlli sui prodotti da parte degli enti di certificazione. Ma, esattamente, quali sono le differenze che li contraddistinguono?
Abbiamo visto che la sigla IGP sta per Indicazione Geografica Protetta; DOP, invece, è l’acronimo di Denominazione di Origine Protetta. Come già spiegato, al fine di classificare un prodotto come IGP, almeno una tra le fasi della lavorazione deve avvenire nella zona geografica indicata. In sostanza, il territorio conferisce al prodotto la sua tipicità tramite una o più delle fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione, ma non tutte devono necessariamente svolgersi nell’area.
Per quanto riguarda il marchio DOP, invece, è rilasciato esclusivamente ai beni agroalimentari la cui intera fase produttiva si svolge in una specifica zona geografica. Produzione, trasformazione, elaborazione e commercializzazione, oltre al reperimento delle materie prime, devono quindi avvenire nel territorio stabilito dal disciplinare, e non altrove.
L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di certificazioni DOP e IGP. Tra i prodotti IGP più famosi ci sono la Mortadella Bologna, l’Aceto Balsamico di Modena e l’Arancia Rossa di Sicilia, ma anche l’Emmental francese e la Münchener Bier.
Oltre a IGP e DOP, in Italia esistono altre denominazioni tutelate a garanzia della territorialità e della qualità dei prodotti agroalimentari.
Il marchio STG fa riferimento alla ricetta tipica o al metodo di produzione tradizionale di un determinato prodotto, ma senza un vincolo di appartenenza territoriale. Per ottenere questa certificazione, la ricetta o tecnica di produzione deve esistere ufficialmente da almeno 30 anni, ed essere regolata da un disciplinare. Questo significa che un prodotto STG può essere preparato ovunque all’interno dell’Unione Europea, a patto che venga rispettato il disciplinare e che l’azienda produttrice passi i controlli degli organismi accreditati.
Un’altra importante differenza riguarda il nome: nel caso del marchio IGP, infatti, un prodotto simile ma che non rispetta il disciplinare non può utilizzare la stessa denominazione. Questo è il motivo per cui in commercio si trovano molte mortadelle, ma poche Mortadella Bologna: soltanto i prodotti migliori, preparati rispettando scrupolosamente le tecniche di produzione indicate, possono fregiarsi di tale nome. Nel caso del marchio STG, invece, un prodotto può essere commercializzato con identica denominazione (ma senza, ovviamente, usare marchio e bollino STG) anche in caso in cui il metodo di produzione non rispetti il disciplinare.
Un discorso a parte va fatto per i vini. L’Indicazione Geografica Tipica, IGT, indica vini prodotti secondo specifici requisiti, in zone geografiche ampie. Per ottenere tale riconoscimento non solo la produzione deve avvenire nel territorio indicato, ma anche almeno l’85% dell’uva utilizzata deve provenire da esso.
La zona geografica dei prodotti IGT è generalmente una regione o un insieme di territori con un’alta uniformità ambientale, in modo da garantire qualità peculiari al vino.
Dal 2010 per il vino l’IGT è stato inglobato all’interno delle classificazioni europee IGP e DOP.
La denominazione DOC è più stringente della IGT, e indica un vino che rispetta uno specifico disciplinare di produzione e con un forte legame territoriale. Come per IGP e DOP, le caratteristiche dei vini DOC sono profondamente legate all’ambiente naturale da cui provengono. I vini che vogliono ottenere questa dicitura sono sottoposti ad analisi chimico-fisica prima di essere immessi in commercio. Generalmente, un vino diventa DOC dopo aver mantenuto per almeno cinque anni la denominazione IGT.
Si tratta del tipo di certificazione più prestigioso tra quelli disponibili per i vini, e uno dei requisiti per ottenerlo prevede che un vino sia stato almeno 10 anni tra i DOC. Oltre a disciplinare, legame con il territorio e analisi preliminari, per i vini DOCG è prevista anche un’analisi sensoriale eseguita da un’apposita commissione, ed eseguita sia durante la produzione che durante l’imbottigliamento.
Il sistema delle Indicazioni Geografiche dell’Unione Europea ha l’obiettivo di tutelare e supportare il sistema produttivo e l’economia dei territori. Il legame indissolubile con il luogo di origine e la sua valorizzazione vanno di pari passo con sostenibilità ambientale, salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità e sviluppo della comunità.
Il marchio IGP dà valore al territorio e alle sue tradizioni, assicurandosi che vengano rispettate, mantenute e tramandate: come la storia secolare della Mortadella Bologna, il salume più amato dagli italiani e che, partendo dall’Emilia Romagna, ha conquistato il mondo intero. Il Consorzio Italiano Tutela Mortadella Bologna IGP da anni porta avanti la ricetta speciale della Regina Rosa e offre ai consumatori un prodotto unico e dal gusto inconfondibile.