Antonio Frizzi | Che stupendo marmo, vorrei tappezzare tutta la casa

Innamorato pazzo della Mortadella di Bologna si rivela Antonio Frizzi, storico e letterato ferrarese, che in un simpatico poemetto giocoso, pubblicato aVenezia nel 1772, innalza un inno al maiale e ai prodotti suini ponendo l’inimìtabile salume bolognese nel gotha degli insaccati.
L’autore si scusa coi suoi interlocutori per non potere svelare i segreti di fabbricazione della Mortadella: purtroppo non li conosce neppure lui perché ha sempre pensato soltanto a mangiarla. Nel suo prorompente afflato poetico, arriva a paragonarla addirittura a un marmo raro, uno di quelli che gli architetti impiegano per le loro opere più superbe. Anche per questo, oltre Che per motivi di mera golosità, il Frizzi confessa di desiderare una cosa sola: di vedere tappezzata tutta la sua casa di Mortadella per poterci sbattere tranquillamente la testa contro!

Ascoltiamolo:

“Ma non di queste, e di altre cose belle

Che vantar può Bologna io qui parlai;

Ma sì delle squisite Mortadelle,

Che sole al mondo dan, che dire assai.

Vorrei tornar colà per rivedelle;

E apprender la ricetta, che non mai,

Con mia somma vergogna in vita ho appreso, Perchè a mangiarne sol fin ora ho atteso.

Certo nel Ior midollo vi s’intreccia

Più d’un ingrediente oltramontano.

Se le contemplo sotto alla corteccia

E una fetta sottil ne prendo in mano;

Parmi un marmo macchiato ed una breccia, Anzi un rosso di Francia o un Africano;

Un di què marmi, che da’ monti spicca L’architetto per far l’opra più ricca.

Qualor osservo quella Ior mistura,

Che tien co’marmi tanta simiglianza; Direi, che prova invidia la Pittura,

Perché un’arte minor tanto I’avanza;

O pur, che l’arte vince la Natura:

Ma dirle cose vecchie non ho usanza.

Dirò piùttosto che vo farne ìn fette

Mezzo migliaio delle più perfette.

Qualor osservo quella Ior mistura,

E incrostarne la volta e le pareti

Del mio povero e angusto appartamento, Dove compongo i versi miei faceti.

Così l’estro all’odor verrà men lento,

O almen quando la rima m’inquieti, Potrò con men riguardo e più sicuro

O pur, che l’arte vince la Natura:

(Antonio Frizzi, La Salame/de, Venezia, 1772)